Il Cortile "Farnese" in Arpino

 di Giuliana Maggiani e Abramo Tancredi Fossi

 

E' uno dei "luoghi storici" dell' Arpino medievale. Si trova in via Battiloro 13, già via S. Rocco. Era una delle strade che collegava direttamente il quartiere Civita Falconara con la Chiesa di S.Rocco, quando ancora le mura ciclopiche di via Caio Mario non erano state tagliate per consentire il passaggio del corteo di re Ferdinando IV di Borbone in visita al lanificio dei Ciccodicola, situato nel Castello di re Ladislao D'Angiò Durazzo.

Datato intorno all'anno mille, è parte di un antico edificio costruito sulle mura ciclopiche che fu palazzo signorile o monastero.

Forse abitato dai Dell' Isola, Pietro e Roffredi, zio e nipote entrambi abati di Montecassino in epoche successive ( 1173-1186). E' un cortile molto particolare poiché in esso si trovano i resti di numerose sovrapposizioni storiche. Nell'arco di ingresso romanico-borgognone, è posto in basso a sinistra un masso squadrato di pietra bianca compatta, nella parte alta dalla quale si intravede un'iscrizione latina. Studi e rilievi condotti da una laureanda dell'Università di Perugia coadiuvata da un professore esperto nel settore archeologico dell'Universiotà di Roma, ha fatto datare l'iscrizione intorno al II sec. a.C. (periodo di Caio Mario), in quanto presenta la lettera M con le aste divaricate, tipiche di quel tempo.

Nella iscrizione sono citati due nomi: Lucio - forse il nome del proprietario dell'edificio cui apparteneva la pietra - e il nome del Dio Apollo; poiché la nostra chiesa di S. Michele risulta costruita su un antico tempio dedicato al dio Apollo e alle nove Muse, la scritta è stata ritenuta pertinente.
 
La pietra rappresenta parte di un donario dedicato alla divinità. L'arco borgognone, tipico dell'alto Medio Evo,è stato costruito utilizzando due tipi di materiale diverso: la parte più bassa è in pietra viva compatta, dello stesso tipo della pietra del donario, l'altra di tipo arenaria lavorata in un periodo più recente. Sul portale domina lo stemma dei Farnese, unica testimonianza della presenza di questa famiglia nel sud laziale; sei gigli disposti su tre file  (3+2+1), classificato con precisione solo nel 1983. Manca al di sopra dello stemma la corona nobiliare, sicuramente collegata con perni in ferro ancora esistenti.
 
A tutt'oggi rimane sconosciuta la motivazione della presenza di questa potente famiglia nell'ambito arpinate; forse legata al Vescovo De Theodinis, legato pontificio presso Papa Paolo III Farnese nel XVI secolo. All'interno del prezioso cortile, si ammira un elegante chiostro in pietra viva realizzato dagli scalpellini dell'epoca, formato da archi a tutto tondo sostenuti da colonne bizantine, (ciò sostenuto da un professore dell'università di Roma che insieme al suo assistente effettuavano uno studio per l' Abbazia di Casamari nel 1980, meravigliandosi anche della presenza dello stemma Farnese nel basso Lazio).
 
Le colonne rotonde alte metri, con una circonferenza di     hanno la base quadrata, si arrotondano e ritornano squadrate, si allargano e formano quattro spicchi in ognuno dei quali è scolpito una foglia ogivale. Delle sette colonne, quattro sono originali, le altre sono state sostituite con colonne quadrate di mattoncini rossi e rivestite di intonaco, forse cadute a causa di terremoti o devastazioni medievali.

Delle colonne mancanti, una spezzata si trova nell'orto contiguo ed è stata utilizzata come base di un tavolo di cemento. L'altra è stata rilevata tra le molteplici e varie colonne che formano la cripta dell'Abazia di San Domenico di Sora ed è  posta in modo capovolto rispetto a quelle presenti nel chiostro arpinate.
 
Due scalinate in pietra fiancheggiano il muro di accesso, una in buone condizioni l'altra sconnessa e dissestata conduce alle varie abitazioni; all'interno del cortile acciottolato, si trova un pezzo di forma quadrata.