Ex Chiesa di SS.Carlo e Filippo "Cinema Splendor " Mastroianni e Troisi

 

Chiesa SCarlo

 

1626 Il vescovo Giovannelli donò alla Chiesa di S. Carlo le reliquie di S. Pietro mart. .Desiderio Merolle concede il sito per fabbricare la Chiesa e il Collegio di S. Carlo conforme al disegno concertato coi PP. Barnabiti. In più darà 120 scudi annui, oltre ad altri 375 scudi dati da vari cittadini .
1704 Indicata nella pianta di Arpino con Chiesa di S. Carlo e Collegio del PP. Barnabiti.
8/7/1718 La Chiesa di S. Carlo si stava rifabbricando dall' architetto Fratello Mariano Ponci ed i Padri dovevano fare le funzioni nella Chiesa della Pietà .
1755 Indicata insieme alle altre Chiese parrocchiali come la Venerabile Collegiata di S. Carlo .
1764 Il Collegio di S. Carlo era tassato per once 1086 .
1/2/1792 Il chierico D. Giuseppe Sidoti musico della Cappella Papale di anni 72 (1713/'92), fu sepolto nella Chiesa de PP. Barnabiti .
20/3/1886 Inventario Chiesa di S. Carlo. Quadri: all'altare maggiore S. Carlo e S. Filippo, col corpo di S. Innocenza sotto l'altare, vestito e contenuto in un'urna di cristallo con cortina di seta violacea e grata di legno dorato; all'altare a sinistra bella effigie di S. Anna e quadro della Provvidenza con finimenti, sormontato da Spirito Santo d'argento; all'altare a destra quadro del S. Alessandro Sauli di Milano (1534/92), vescovo di Pavia, e quadro del Cuore di Gesù; alla sagrestia 10 quadri cioè S. Anna, S. Carlo tutti e due grandi, S. Alessandro; due di S. Alfonso, uno con cornice dorata; S. Gerardo Maiella; SS. Salvatore, Addolorata, questi due belli con cornice dorata; Madonna del Carmine con cornice dorata e due corone d'argento; S. Francesco Saverio Maria Bianchi; due mezzi busti in creta di S. Carlo e S. Pietro mart.; Statua di S. Alfonso con sottana di tela e mazza pastorale; Statua della Resurrezione; Bambino Gesù con un'urna vecchia per sepolcro.
1915. La settecentesca Chiesa dei SS. Carlo e Filippo, a pianta poligonale, chiusa al culto, perché gravemente danneggiata dal terremoto del 13 gennaio 1915.

La chiesa è opera di Desiderio Merolle che "per anni aveva maturato la decisione di impegnare i suoi beni per innalzare in Arpino una chiesa dedicata a Carlo Borromeo cardinale arcivescovo di Milano, proclamato Santo nel 1610, di cui egli era particolarmente devoto e di chiamare ad officiarla un ordine religioso, allestendo, allo scopo, una sede adeguata".
Finiti i lavori di sistemazione e adeguamento del Collegio nel 1708, poco dopo prendono il via i lavori per la chiesa di cui è stata decisa la completa ristrutturazione.
A tal punto giunge ad Arpino dopo le insistenti richieste del Padre Superiore Bonaventura Antoniotti, un altro architetto barnabita di fama, il fratello Converso Mariano Ponci. Vengono presi accordi con i confinanti e il 21 maggio viene posta la prima pietra. Come già per il Collegio anche per la chiesa i lavori procedono tra frequenti interruzioni.
Alle probabili ricorrenti difficoltà economiche si aggiunge anche il fatto che l'architetto progettista fratel Ponci deve alternare la conduzione dei lavori di Arpino, che vuole seguire personalmente con quella in altre sedi.
La sua presenza ad Arpino è documentata nel 1711, nel periodo 1717-1723 ed anche successivamente (proprio nel Collegio arpinate egli morirà il 5 dicembre 1744). Risulta nei documenti che nel 1722 viene realizzata la decorazione marmorea dell'altare maggiore, finanziata dalla duchessa Eleonora Maria Boncompagni Ludovisi, nel 1723 con il completamento della facciata la costruzione è ultimata, nel 1792 la chiesa viene abbellita con statue, dipinti dell'artista arpinate Paolo Sperduti e con altri elementi decorativi, mentre la facciata viene rinnovata.
È da ricordare che nel 1721, la chiesa ha come contitolare San Filippo Neri che, canonizzato nel 1622, è stato anch'egli molto legato ai Barnabiti. Il 27 giugno 1777, vi si sono celebrati i funerali del duca Gaetano Boncompagni, grande sostenitore e benefattore dei Barnabiti di Arpino.
Dopo i gravi danni riportati nel sisma del 1915, la chiesa sarà poi adibita ad oratorio parrocchiale.

"CINEMA SPLENDOR" Mastroianni e Troisi

Ad Arpino, un piccolo centro del sud, Jordan, proprietario del cinema "Splendor", è costretto a chiuderlo per mancanza di spettatori: sommerso dai debiti, tradito dalla defezione del pubblico, ha tentato tutto il possibile per evitare di vendere il suo locale ad un commerciante, che vuol farne un grande magazzino. Egli ha provato invano sia i cicli culturali che l'avanspettacolo con spogliarello, che pure trovava tanto avvilente. Ama infatti profondamente il cinema per tradizione familiare, perchè è figlio del primo padrone della sala, un entusiasta che aveva cominciato l'attività girando nei paesi con un camioncino e organizzando proiezioni in piazza. Cresciuto, quindi, in un clima di entusiasmo per l'arte cinematografica, Jordan, ormai anziano, è pieno d'amarezza. Condividono il suo dolore, ma non il suo pessimismo, sia l'ancor giovane proiezionista Luigi, amico e discepolo ormai da anni, il quale, imbevuto di cinema, vive in un mondo ideale popolato di volti di celebri dive, che per lui è più reale di quello vero, sia Chantal, mascherina e cassiera dello "Splendor", sentimentalmente legata a Jordan. Ma ormai la crisi del cinema ha sconvolto la vita dei tre: fatta un'ultima proiezione a sala vuota, il locale è venduto ed essi assistono amareggiati al suo smantellamento. Jordan è svuotato, come perduto: il suo mondo crolla. Dopo aver pubblicamente umiliato l'acquirente del locale, schiaffeggiandolo, egli deve ormai ritirarsi. Ma Luigi, che crede sempre nel mondo meraviglioso del cinema in cui accadono miracoli, immagina che "a tetto aperto" - durante una nevicata - un'improvvisa presenza di pubblico riempia festosamente lo "Splendor", consentendo a Jordan di ostacolarne la demolizione.