La Storia

La Tomba di SaturnoLe origini di Arpino si perdono nella notte dei tempi. Narra la leggenda che essa sarebbe stata fondata dal dio Saturno, protettore delle messi, così come altri centri della Ciociaria (Alatri, Ferentino, Atina, Anagni). I suoi primi abitatori furono identificati con i mitici Pelasgi, la popolazione preellenica alla quale la tradizione attribuisce la realizzazione del gigantesco sistema fortificato delle "mura ciclopiche", dette per questo "pelasgiche", ancora oggi visibile in località Civitavecchia e in numerosi punti dell'abitato cittadino.

In realtà, i primi ad insediarsi nella zona furono i Volsci, la cui presenza è documentata sin dal VII sec. a.C. Conquistata dai Sanniti nel IV sec. a.C., passò dopo breve tempo sotto il dominio di Roma, con il diritto di civitas sine suffragio. La città divenne così il centro di irradiazione della civiltà romana nella Valle del Liri. Nel 188 a.C. ottenne a pieno titolo il diritto alla cittadinanza romana, diventando civitas cum suffragio, grazie anche al contributo in termini di uomini che Arpino dette a Roma nella guerra contro Annibale.
 
Durante il consolato di Caio Mario l'Ager Arpinas (il territorio del municipium arpinate) si estendeva dal villaggio di Cereatae Marianae, l'odierna Casamari, fino ad Arce. Con l'età imperiale la città conobbe un periodo di declino.
 
Durante l' Alto Medioevo Arpino fu più volte territorio di conquista: nel 702 cadde sotto il dominio del duca longobardo di Benevento, Gisulfo I. Nell' 860 fu presa dai Franchi al comando del conte Guido, quindi seguirono l'invasione degli Ungari e le devastanti incursioni dei Saraceni al principio del X secolo.
Mura Ciclopiche
 
Dopo l'anno mille Arpino fu dominio normanno con Roberto, duca di Caserta. Nel XIII sec. , con l'arrivo nell'Italia meridionale degli Svevi, subì drammatiche distruzioni ad opera di Federico II (1229) e di Corrado IV (1252). Quest'ultima incursione, culminata in un rovinoso incendio, cancellò molte delle antiche vestigia romane conservate nella città e costrinse la popolazione superstite a rifugiarsi nella vicina località fortificata di Montenero.

Con la conquista del Regno di Napoli da parte degli Angiò, nel 1265, Arpino conobbe una significativa ripresa. A questo periodo risalgono infatti molte opere di fortificazione, tra le quali i torrioni e i castelli di Civitavecchia e di Civita Falconara.

Nel corso del XIV secolo fu feudo della famiglia degli Etendard e dei Cantelmi. Nel 1409 il re di Napoli Ladislao d'Angiò-Durazzo le concesse il privilegio di città demaniale, sottraendola così alla giurisdizione feudale. Il sovrano vi stabilì anche una guarnigione militare, che si insediò nel castello ancora oggi denominato "Castello di Ladislao" sovrastante la rocca di Civita Falconara. Il re trascorreva lunghi periodi nel castello arpinate, punto strategico per la difesa dei confini settentrionali del Regno.

Durante il conflitto tra Angioini ed Aragonesi (1458-1464), papa Pio II, celebre cultore del mondo classico, ordinò alle sue truppe di risparmiare dal saccheggio Arpino, sostenitrice degli Angiò, in memoria dei suoi due illustri cittadini, Cicerone e Caio Mario.

Dalla fine del XV secolo la città appartenne alla famiglia dei Marchesi d'Avalos, e nel corso del Cinquecento vi soggiornò più volte Vittoria Colonna, moglie del marchese Francesco Ferrante d'Avalos, poetessa, intellettuale, amica e confidente di Michelangelo Buonarroti.

Panorama di Arpino visto da CivitavecchiaAcquistata dai duchi Boncompagni nel 1583, entrò a far parte del territorio del ducato di Sora e vi rimase fino al 1796. I secoli XVII e XVIII videro la sua massima espansione economica e demografica, sostenuta dallo sviluppo delle sue manifatture laniere, grazie alle quali il nome di Arpino divenne celebre in tutta l'Europa del tempo come sinonimo di fervida città industriale. Sorsero e prosperarono lanifici all' avanguardia per le tecniche di lavorazione, e pressoché tutta la popolazione fu impegnata nell' attività produttiva.
Divenne inoltre un rinomato centro di cultura e di istruzione, dove fiorì un eccellente collegio gestito dai padri Barnabiti.

Nel 1796 tornò a far parte a pieno titolo del Regno di Napoli, del quale condivise le sorti. Nel 1799 subì le drammatiche conseguenze della guerra tra i francesi sostenitori della Repubblica Partenopea ed i filoborbonici. Nel 1814 Gioacchino Murat, allora Re di Napoli, vi istituì il Convitto Tulliano, sul modello dei licei francesi.
Con l'Unità d'Italia Arpino si trovò a condividere con il resto dell' ex Regno borbonico i problemi e le contraddizioni dell' unificazione. La decadenza dell'industria laniera e la contrazione dello sviluppo economico provocarono un forte flusso migratorio dei suoi abitanti verso il nord Europa e l'America.

Nel 1927 la città entrò a far parte della neo-costituita provincia di Frosinone. I tristi eventi della Seconda Guerra Mondiale segnarono tragicamente Arpino, che nel maggio 1944, in località Collecarino, fu teatro di un eccidio di cittadini inermi per mano delle truppe tedesche.
Oggi la conformazione della città, risultato della sovrapposizione di tanti insediamenti successivi, ricorda la forma di una ics: sulle quattro propaggini si trovano i quartieri Colle, Civita Falconara, Arco e Ponte, che si congiungono al centro nella Piazza Municipio, cuore della città. La struttura attuale è fortemente condizionata dall'impianto sette-ottocentesco, che coincise con il momento di massima fioritura di Arpino nell'economia, nelle lettere e nelle arti.
Tracce di caratteri medievali si possono individuare ancora oggi negli edifici sacri e nelle abitazioni signorili, oltre che nei resti delle fortificazioni.