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“RaccontArpino” di Monica Rea
Premessa: Arpino è un piccolo paese in collina situato in provincia di Frosinone, a circa 600 mt d’altitudine
Il mio viaggio ad Arpino è iniziato nel 1978 ed è durato ben 26 anni, un viaggio lungo, fatto di tristezza e malinconia, fatto di sole e di bellezze naturali ma anche di tanta pace interiore: non volevo andarmene più!
Arpino è un piccolo borgo fatto di storia e cultura dove le pietre si susseguono l'un l'altra: sono le pietre a consigliarti il cammino che fa per te, sono le pietre a condurti ciecamente verso angoli nascosti ed inimmaginabili. Arpino è fatta di piante, alberi, erbe aromatiche… Arpino è fatta di grandi querce secolari e di paesaggi collinari che precipitano verso enormi vallate spesso assolate ma qualche volta anche umide e tenebrose: dipende da cosa cerchi: se cerchi uva, fichi, greggi e cicale troverai sole e sole e ancora sole per tutti i sentieri che percorrerai ma non ti sentirai mai solo né abbandonato: per il tuo percorso sicuramente qualche albero ti farà da riparo e potrai anche riposarti in qualche prato all'ombra di una grande quercia che sporge sul sentiero.
Non è tutto così: ci sono anche dirupi e sentieri scoscesi in mezzo ai boschi umidi, dove anche in piena estate spesso si sta abbastanza al fresco: il terriccio morbido e umido ricco di fogliame in decomposizione rendono l'ambiente profumato e accogliente a chi non ha paura di sporcarsi né di imbattersi in qualche animale selvatico. Qualora si decidesse di fare percorsi cittadini, è possibile ammirare una quantità di palazzi antichi fatti in mura di pietra ed enormi portoni di legno atti ad accogliere tutto il cavallo con il suo cavaliere. La cosa che meraviglia è l'attenzione e la cura che ogni cittadino dedica al suo uscio di casa: piante, fiori, giardini, piccoli giardini segreti e scalinate fiorite, sono lì pronte ad accogliere ogni tuo passo.
Se hai la pazienza di tornare a ogni stagione puoi vedere come cambia il vento, come cambiano i sapori e gli odori delle cose e anche come cambia tutto l'umore dei palazzi: prima grandi e sorridenti e poi vecchi e fatiscenti, sembrano in inverno dei grandi saggi barbuti con un bastone in mano, pronti a dare qualche rimprovero o qualche lezione di cultura ed educazione. La cosa strana che accade ad ogni forte pioggia è che le scalinate fiorite e ricche di vasi in primavera, diventano veloci ruscelletti a volte anche impetuosi e per un giovane portentoso può rivelarsi davvero divertente sfidare la corrente con un paio di bei stivaloni e saltare gradone a gradone fino alla Chiesa di Civita Falconara.
Ma Arpino è un paese che accontenta tutti, ma proprio tutti: è sempre bello per un mucchietto di bambini giocare a nascondino fra i vicoli e le stradette del Cauto: non ci si perde mai! Se vai a salire trovi il “Castello” lì potente ad accoglierti sorridente sul precipizio che discende verso tutta la vallata, se invece decidi di scender per qualsiasi gradinata troverai sicuramente una strada che ti riconduce alla Piazza Municipio o "Fuori Porta". Basta guardare con attenzione: ogni angolo è l'occasione di scoprire aspetti nuovi: basta avvicinarsi a qualche lavatoio per accorgersi di piccole piantine aggrappate alle rocce e lì in mezzo, dove c'è l'umidità, è possibile trovare tante lumachine strane, di quelle piccoline con la forma di chiocciolina allungata che stanno a riposare chiuse in mezzo a piccoli fiorellini viola che sembrano violette in miniatura.
In certi vicoli stretti stretti, si respira odore di umido terriccio misto a sassi morbidi di gesso e sembra che la natura voglia partecipare alla costruzione di un gradino naturale per farti chiedere e domandare: "Chissà se questo masso è stato proprio messo proprio là, chissà..." Se apri gli occhi dal "balcone" del paese, il tuo sguardo avviluppato a un susseguirsi di colline a mo' di onde verdazzurre piene di singole casette appoggiate come barchette in mezzo a un prato.
A primavera arrivano le rondini, tutte insieme stridendo forte, invadono il paese, le strade, i palazzi e le colline e quando è l'ora di partire si buttano giù via a capofitto sulla vallata come a giocare in mezzo al cielo però con sotto una rete da trapezista fatta di prati e campi e piccoli orti su cui vola la vita. In ultimo voglio raccontare che in certe sere di gennaio e febbraio quando è tanto umido e la nebbia sale su fino in cima alla parte alta del paese, tutto tace e fa silenzio: la nebbia si colora del rosso sangue, ma velato, dei lampioni e il cielo blu’ intenso vibra verso il verde muschio e si fa sera; Arpino diventa un posto dove poter piangere un po' con il passato, un posto dove raccontarti i tuoi problemi e trovare un argomento per trovare un po' di sereno.
Arpino ti permette di fare amare riflessioni e trovare nelle rughe di un vispo vecchietto tutte le tue soluzioni e poi se proprio non ti va, ci sono sempre quegli amici al bar che sono lì seduti a ragionare di quelle cose che ai politici non sembrano proprio interessare: di quelle cose che solo loro saprebbero risolvere facilmente perché solo tali filosofi e poeti sanno far bene quel tipo di ragionamenti.
Monica Rea