Marco Tullio Cicerone

Informazioni Utili Nato: 106 a.C. ad Arpino - Morto: 43 a.C  a Formia

Marco Tullio Cicerone

Marco Tullio Cicerone nacque nel 106 a.C. in territorio di Arpino, da famiglia equestre nella villa paterna alla confluenza del Liri col Fibreno e sempre si considerò un puro Arpinate, quasi continuatore del grande conterraneo Mario.

Nell’'orazione Pro Plancio esprime vivo l’'attaccamento viscerale alla sua terra di origine quando ricorda quale affetto leghi gli arpinati fra di loro e con quale partecipazione questi seguano le sue vicende politiche. Lì, sui monti dei Volsci, aggiunge, è la forza d'’Italia, perché vi si conservano gli antichi constumi, senza malevolenze, senza finzioni, e conclude: “"La nostra patria è rozza e montuosa ma semplice e fedele”."  E nel momento del suo esilio indica alla moglie Terenzia, quale rifugio sicuro, la villa di Arpino, e al suo unico figlio egli darà la toga virile non in Roma, ma nel foro dell'’antica città volsca.

Cicerone ben presto fu inviato a Roma dove studiò Retorica e Diritto, ma anche Filosofia e Lettere e completò la sua preparazione ad Atene e a Rodi.
Il suo cursus honorum iniziò nel 76 a.C. con una rapida e inarrestabile ascesa: fu questore nella Sicilia orientale, poi edile curule, pretore nel 66 a.C. e console nel 63. La sua oratoria robusta ed euritmica gli aveva aperto la strada alle affermazioni politiche.

Nel periodo turbolento che viveva la Repubblica dei suoi tempi, Cicerone fu personaggio controverso: ora acclamato pater patriae, dopo aver sventato la congiura di Catilina, ora esiliato per la vendetta di Clodio. In bilico fra il vecchio ed il nuovo fu incerto nello schierarsi, ma se la sua fede politica sembra mutare, sempre costante fu la sua fedeltà ai valori morali e alla Repubblica.

Nella lotta fra Cesare e Pompeo si schiera con Pompeo, ma dopo Farsalo si riavvicina a Cesare. Le Idi di Marzo lo trovano dalla parte dei tirranicidi e con le Filippiche si scaglia contro Antonio. Quando questi si accorda con Ottavio, Cicerone capisce che la sua ora è suonata.  E allora tutto, indecisione, incertezza, opportunismo, fu riscattato dalla sua morte affrontata consapevolmente, anzi cercata, e alte suonano le parole della seconda Filippica: " “Ed ora per me, o Senatori, la morte rappresenta un desiderio... Una sola cosa desidero: di lasciare libero, morendo, il popolo romano. Niente di più bello può essermi concesso dagli dei immortali "”. Infatti raggiunto a Formia dai sicari di Antonio, gli fu troncata la testa che egli aveva sporto dalla lettiga. Era il 7 dicembre del 43 a.C.


Le Verrine, le Catilinarie, le Filippiche furono i momenti più alti della sua oratoria; il De legibus, il De officiis, il De republica, le Tuscolanae sono l’'espressione del Cicerone pensatore, studioso, interprete dell’'anima latina. Le Epistolae, infine, sono il documento che ci rivela l’'umanità, l’'inquietudine, i dubbi e le angosce dell'’uomo Cicerone.


Caio Mario

Informazioni Utili Nato: 156 a.C. a Casamari (all'epoca terriorio di Arpino ) - Morto: 86 a.C  a Roma


Statua di Caio MarioErano appena passati trent’anni dalla promulgazione della lex Valeria, con la quale Arpinum, per la sua lunga fedeltà a Roma, era stata innalzata a Municipium con intera cittadinanza, quando nacque nel suo territorio, in Cereatae, Caio Mario.

Era il 156 a.C. Nato da oscura famiglia, ancora legata ai parsimoniosi e duri costumi degli agricoltori latini, Mario non ebbe modo di avvicinarsi alla cultura romana né tantomeno a quella greca. Ma il suo coraggio e le sue doti militari lo imposero all’attenzione di Scipione l’'Emiliano durante il suo servizio in Spagna, che lo indicò suo degno successore. Con l’'aiuto della gens Metella divenne tribuno della plebe e durante questa carica rivelò le sue simpatie per la causa popolare.
Malgrado le ostilità degli Ottimati, fu chiamato da Cecilio Metello quale legato al suo campo in Africa nella guerra giugurtina.

I suoi successi militari, il favore delle soldatesche con le quali aveva diviso i disagi e le rinunzie, l’'aiuto di alcuni ambienti romani gli aprirono la via alla massima carica: il consolato e, di conseguenza, al comando dell’esercito in Numidia.

Con energia e rapidità la guerra fu conclusa e Giugurta condotto a Roma in catene. Per cinque volte consecutive, eccezionalmente, Mario fu rieletto Console (104 - 100 a.C.) perché Roma volle affidare al suo miglior capitano la difesa della patria contro i Teutoni e i Cimbri che ne minacciavano le frontiere. Con l’'esercito da lui riformato tatticamente e socialmente, sotto l'’insegna dell’'Aquila, che volle simbolo delle legioni romane, i Germani furono definitivamente sconfitti ad Acquae Sextiae (Aix en Provence) e ai Campi Raudii.Caio Mario

All’'apogeo della sua gloria, Mario non dimenticò la sua patria d’'origine e disponendo della Gallia cisalpina come terra di conquista, donò ad Arpino quei territori le cui rendite servirono a mantenere i templi e gli edifici pubblici della città. Nell’'etimologia della Camargue ritroviamo, infatti, il ricordo di Mario (Caii Marii Ager).

Quale uomo politico Mario non ebbe la stessa fortuna. Appoggiò il programma popolare, fu l’idolo della plebe ma, venuto a contrasto con l’'aristocratico Lucio Silla, sostenne una sanguinosa lotta civile con varie vicende che lo portarono fino all'’esilio in Africa. Richiamato, fu console per la settima volta come avevano presagito ripetuti vaticini, tra i quali quello dei sette aquilotti trovati vicino alla sua culla, di cui ci racconta Plutarco.

Pochi giorni dopo il conferimento del consolato Mario, colpito da febbre, morì. Era l’'86 a.C.

 

 

Giuseppe Cesari - Il Cavalier d'Arpino

Informazioni Utili Nato: 1568 ad Arpino - Morto: 1640 a Roma


Il Cavalier d'ArpinoGiuseppe Cesari
nacque in Arpino nel 1568 da povera famiglia che nel 1582 si trasferì a Roma. Qui l’'adolescente Giuseppe cominciò a lavorare come garzone di bottega nella decorazione delle Logge Vaticane.

Le doti naturali, forse l’'insegnamento del padre, pittore anch’egli ma di nessuna rilevanza, e l’'atmosfera artistica che respirò a Roma, determinarono l’'inizio della sua fortunata carriera di pittore.
Negli anni della sua formazione aveva assimilato il gusto manieristico diffuso nel tardo Cinquecento da Taddeo Zuccari. Abile nell’'affresco, elegante nelle forme, ricco di inventiva, il Cesari non tardò ad affermarsi nel mondo artistico. Già nel 1586 viene ammesso alla “Congregazione dei Virtuosi del Pantheon”. 


Lavorò nel Palazzo del Cardinale Sartori, capo dell’'Inquisizione, e nelle chiese di Trinità dei Monti, di S. Silvestro al Quirinale, di S. Lorenzo in Damaso. Passò, poi, a Napoli per affrescare il Sancta Sanctorum della Certosa di S. Martino,  lavoro completato dal fratello Bernardino.

L’'elezione di Clemente VIII a Pontefice e la sua protezione determinarono per il Cavalier d'’Arpino il momento più fecondo e rilevante della sua vita artistica. Tra tante altre opere, dipinse il ciclo di affreschi della Sala dei Conservatori in Campidoglio e l’'Ascensione di Cristo in S.Giovanni in Laterano. Sopra i suoi cartoni furono condotti i mosaici della Cupola di S. Pietro e in S. Maria Maggiore affrescò la Cappella Paolina.


Tra i riconoscimenti allora tributatigli il più prestigioso fu quello di Principe dell’'Accademia di San Luca. Dopo un periodo triste (fu addirittura imprigionato), riprese la sua produzione. Le opere dell'’ultimo periodo sono più raccolte, quasi velate di malinconia ed escludono la retorica barocca che si va affermando.

Nel 1615-20 fece costruire ad Arpino, all'’ingresso della cittadina, il Palazzo che abitò durante i suoi soggiorni nella città natale. Qui, questo figlio di Arpino dipinse numerose opere di soggetto religioso che ammiriamo nelle chiese delle città. Lasciò morendo nel 1635 (-40) incompiute molte opere. Freschezza, cromia, espressione decorativa fuono le qualità della sua pittura che nel corso degli anni si era andata affrancando dal formalismo manieristico. Numerosi furono i suoi allievi e tra essi grandeggia il Caravaggio.

Le arti figurative hanno trovato in Arpino esponenti di rilievo: oltre al Cavalier d’'Arpino, il fratello di lui, Bernardino Cesari, anch’egli pittore di una certa fama;  lo scultore Domenico Mastroianni (1876-1962), capostipite di una grande famiglia di artisti: il figlio Alberto, scultore e caricaturista, il nipote Umberto, scultore di fama mondiale, il pronipote Marcello, grande ed indimenticato attore, l’'altro pronipote Ruggero, apprezzatissimo montatore cinematografico.

Mastroianni fu attivo a Parigi, dove realizzò una importante serie di bozzetti in creta, ed operò anche a Berlino e Vienna. Il suo studio di Via Margutta, a Roma, fu l’ambiente dove si formò il nipote Umberto.  Ad Arpino Mastroianni ha realizzato il Monumento ai Caduti (in Corso Tulliano) ed un bassorilievo in bronzo in onore degli alunni del “Tulliano” caduti durante il Primo Conflitto Mondiale.

 


San Francesco Saverio Maria Bianchi

Informazioni Utili Nato: 1743 ad Arpino - Morto: 1815 a Napoli


Sacerdote barnabita (1743-1815), noto come “l’'Apostolo di Napoli” per la sua intensa attività spirituale e taumaturgica in quella città. Di grande cultura, svolge importanti incarichi in seno alla sua Congregazione ed è docente nel Collegio barnabita di Arpino, nel Collegio San Carlo di Napoli  e, nel 1778, presso l’'Università di Napoli.


San Francesco Savero Maria BianchiE’ conosciuto nella città partenopea per la sua profonda pietà, la sua umiltà e la grande disponibilità verso gli altri. Con il passare degli anni  la sua esperienza religiosa si orienta verso il misticismo e la meditazione, ed egli abbandona gradualmente la pratica dell’'insegnamento.

Diviene protagonista di fenomeni soprannaturali, come quando, con il gesto benedicente della mano, ferma la lava del Vesuvio durante le eruzioni del 1804 e del 1805, episodi che gli guadagnano la fama popolare di santo. Viene elevato agli onori degli altari nel 1951.

Tra le altre personalità religiose che hanno dato lustro ad Arpino, si annoverano Ildefonso Rea, abate  benedettino di Montecassino dal 1945, fautore della ricostruzione del monastero distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale; il p. Vincenzo Sangermano (1758-1819), sacerdote barnabita, missionario in Birmania, autore di una dettagliata “Relazione” sul Paese asiatico, e primo rettore del Collegio Tulliano sotto Murat.

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<td valign="middle"><span style="font-size: 10pt; font-family: trebuchet ms,geneva;"><strong>Nato: </strong>63 a.C. ad Arpino <span style="font-size: 8pt;"></span> - <strong>Morto: </strong>12 a.C.<strong> </strong>in Campania</span><span style="font-size: 10pt; font-family: trebuchet ms,geneva;"></span></td>
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Marco Vipsanio Agrippa

Informazioni Utili Nato: 63 a.C. ad Arpino - Morto: 12 a.C. in Campania

Marco Vipsanio Agrippa Di modeste origini, Marco Vipsanio Agrippa (63 - 12 a.C.) fu figura di primissimo piano al tempo di Augusto. Non si conosce esattamente il suo luogo di nascita, ma da sempre la tradizione lo vuole cittadino di Arpino: il terzo grande figlio di Arpino romana.


Legato da amicizia con il giovane Ottavio, gli fu sempre a fianco dalla prima spedizione in Macedonia contro i Parti fin alla sua ascesa all’'Impero di Roma. Come governatore in Gallia,  Agrippa domò gli Aquitani, pacificò i Germani. Ma le sue doti militari si rivelarono magnificamente quando con energia e rapidità seppe dare a Roma una base navale con la costruzione del Portus Julius (riunì i laghi di Averno e Lucrino) e una poderosa flotta.

Al suo comando sconfisse Sesto Pompeo prima e annientò Antonio ad Azio. Si occupò, poi, delle Province Orientali con grandi successi. Morì nel 12 a. C. a 51 anni.


Il suo cursus honorum iniziò con la pretura, poi fu per tre volte console ma seppe rivelare anche le sue doti di grande costruttore quando non disdegnò la carica di edile. Sue opere furono il Porticus Vipsaniae contenente la prima carta geografica mondiale (l’'Orbis pictus) di cui aveva preparato i materiali, il pons Agrippae, la Basilica Neptuni e, infine, opera magistrale, il Pantheon.


Di singolare e versatile ingegno Agrippa va ricordato anche come autore di orazioni e memorie.


Carlo Conti

Informazioni Utili Nato: 1796 ad Arpino - Morto: 1868 a Napoli

Lapide Carlo Conti Musicista (1796-1868). Si forma a Napoli, dove nel 1846 diventa insegnante di contrappunto e composizione presso il Conservatorio di S. Pietro a Majella, succedendo a Gaetano Donizetti. Tra i più celebri teorici musicali della sua epoca, fu amico di Gioacchino Rossini e Saverio Mercadante e maestrino di Vincenzo Bellini.

Sono numerosi gli artisti lirici ed i musicisti che, durante il Settecento, nacquero ad Arpino, consolidando una tradizione musicale già affermata. Tra questi, ricordiamo Domenico Gizzi (1680-1745), compositore e maestro di canto nel Conservatorio S. Onofrio di Napoli; Gioacchino Conti (1714-1761), soprannominato il “Gizziello” perché allievo del Gizzi,  sopranista tra i più affermati della sua epoca, attivo nei più celebri teatri europei; Angelina Sperduti (1728-1760), soprano, detta “la celestina” per le straordinarie qualità della sua voce.

Quanto la città di Arpino sia orgogliosa dei suoi figli più illustri lo dimostra, oltre il culto della memoria esercitato con monumenti e con le manifestazioni culturali, anche la toponomastica stradale del centro storico, nella quale ricorrono i nomi di tutti gli Arpinati che hanno dato lustro alla città natale nelle lettere, nelle arti, nella spiritualità, nell’esercizio delle professioni, nelle armi.